AMNESIA 10.

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“Ah, memoria, nemica mortale del mio riposo!” (Miguel De Cervantes)

AMNESIA: MAURO.

Mauro costeggiò il fiume Mallero e inserendo la freccia, svoltò verso destra. L’orizzonte era nascosto dalle sagome ancora nere delle montagne che, da lì a poco, avrebbero accolto nelle loro insenature le prime luci oblique di quell’ennesima alba serena. Gli fu possibile scorgere l’agglomerato di caseggiati della “Contrada” che spiccava fiero e nitido ad est dove risiedeva la piccola zona industriale di Sondrio tratteggiandone il confine e segnandone l’avanzare della campagna ben sorvegliata da alte vette e dall’Adamello.
Il paesaggio di sempre, eppure gli parve diverso. Né più bello, né più brutto: solo diverso.
Mauro pensava, osservava e ripensava. Il suo portafoglio era vuoto, la sua azienda sull’orlo del fallimento, non un tetto sulla testa e una probabile ex moglie da poter vantare durante qualche bevuta di troppo nel bar del centro. Per anni si era ostinato a far ritorno in quella casa, a condividere con Mirella quelli spazi lussuosi ma diventati presto angusti e mai percepiti propri, come un perenne ospite. E poi c’era Daniele, di carattere chiuso, assai serio e pragmatico, in tutto e per tutto identico a Mirella. Nonostante fosse un ragazzotto taciturno e assai riservato, chiunque gli avrebbe potuto leggere in faccia una buona dose di disprezzo e parecchia delusione nei confronti di quel padre snaturato. Mauro era sicuro che il figlio lo ritenesse un classico “poco di buono” e , proprio in questo, trovò la forza necessaria a consolarsi. Ripensò allo stridente silenzio che ormai, in quella casa, aveva colmato gli angoli di ogni stanza e qualunque genere di distanza e a quante volte si fosse reputato imprigionato, in balia dell’apatia e della noia.

Giunse al parcheggio della sua azienda senza rendersene quasi conto e con la testa colma di quei ragionamenti e di strane e oscure congetture.
Notò subito l’auto di Sandrino. Fu sollevato nel trovarlo già in azienda. Aveva davvero bisogno di un amico, di un confidente e anche di ospitalità: solo per un paio di notti, nell’attesa di una ripresa economica, di qualche agognata liquidità che gli potesse permettere una qualunque differente sistemazione.

Appena varcò la porta scorrevole e automatica, Mauro se lo trovò davanti. Troppo preso dai suoi problemi non riuscì nemmeno a notare che l’amico esibiva un volto teso e uno sguardo colpevole e sfuggente.
“Che ti è successo Mauro?”, domandò Sandrino palesando preoccupazione.
Mauro rispose secco:” Nel mio ufficio, subito!”

I due chiacchierarono sommessi per più di mezz’ora suscitando una morbosa curiosità della segretaria e qualche pettegolezzo tra i dipendenti più maligni.
Quando l’uscio si socchiuse, echeggiò nel corridoio un ultimo pezzo di frase: “certo, tranquillo. Siamo amici, no? Poi, con più calma e appena ci sarà possibile, troveremo un’altra soluzione”. Più di qualcuno sorrise ben nascosto dietro al monitor del proprio computer.

Quella giornata fu davvero pesante. Sandrino fu chiamato più volte a rapporto da Mauro che appariva visibilmente agitato e anche un po’ confuso. Sandrino perseverava nella recita mostrandosi disponibile, compassionevole e davvero scosso per l’accaduto.
“E’ incredibile che Mirella non ti abbia nemmeno lasciato parlare!”, aveva persino osato sussurrargli mentre, in tutto segreto e nella sua testa, pensava divertito: “poveretta quella donna, proprio una poveretta…”

AMNESIA:SANDRINO.

Sandrino lasciò stressato l’azienda di Mauro intorno alle 17 per far ritorno alla sua dimora. Mauro si trattenne in azienda e, come da accordi, l’avrebbe raggiunto verso sera, dopo aver terminato le ultime fatturazioni.
Parcheggiò nel cortile della sua palazzina. Mentre si accingeva a lasciare l’abitacolo della sua auto, il telefono trillò provocandogli un sussulto.
Un sorriso gli si dipinse sul volto non appena ne visualizzò il display.
“Sara, tesoro. Non immaginavo mi richiamassi così presto.”
“Sandro, spero ti faccia piacere: c’è un cambio di programma. Arriverò stasera. Va bene a casa tua?”
“No, no. Meglio che tu non venga qui. Ah, ah, ah. La moglie di Mauro, a causa della foto, l’ha finalmente sbattuto fuori casa. Pensa: non ha neanche la possibilità di pagarsi un hotel. Ah, ah, ah. E ha chiesto ospitalità a me, solo per qualche giorno! Ho accettato ma presto troverò una scusa. Gli racconterò che dovrò lasciare con urgenza la città, e gli confesserò di aver trovato un altro lavoro. Non potrà permettersi l’affitto del mio appartamento e quindi è fatta. E’ andata, è finita. Mauro è alla frutta!”
“Oh, che bella sensazione sto provando, ne sono felice! Ma… potremmo fare ancora meglio. Cosa ne dici se ci ritrovassimo tutti insieme ai giardini Sassi? Di sera,lì intorno, non dovrebbe passare anima viva. Ci tengo troppo. Lo vorrei proprio guardare dritto negli occhi, e vorrei che fosse presente anche la mia fantastica nonna. Sandro, la potrai conoscere, finalmente. Le ho promesso giustizia. Anche lei ha diritto di guastare il suo fallimento, dobbiamo prenderci una rivincita. Dimmi un orario. Per favore, ti prego, fa’ che Mauro sia presente! Dimmi che sei d’accordo, dimmi che proverai a condurlo da noi. Certo, scoprirà tutto. Ma credo che debba andare così. Anche tu potrai riscattarti, diversamente figureresti un incapace. Poi lo pianterai in asso. Voglio proprio osservare la sua dannata faccia quando scoprirà che il suo braccio destro, il suo fidato consulente, il suo unico e migliore amico gli ha teso un memorabile tranello. Desidero con tutta me stessa che realizzi ben chiaro di cosa è capace la nostra famiglia e che ogni evento nefasto che ha dovuto “subire” fa parte di una vendetta. Dovrà crollare davanti a noi. Gli strapperemo dalle unghie anche quell’ultimo e futile appiglio. Pensaci! Accelereremo la sua caduta negli inferi e, nel contempo, la mia redenzione e inoltre, potremo regalare una enorme soddisfazione anche a mia nonna. Siamo in debito con lei. Ha dedicato a noi la gran parte della sua esistenza e ha permesso a me di continuare a vivere. Quando tutto sarà finito, io potrò possedere il corpo di Alice. Io e te saremo finalmente liberi di amarci, senza più alcun ostacolo, sei il mio unico amore. Mi ha già ucciso e ha ucciso i miei genitori. Ti prego, ti prego… fallo per me, per noi!”
Sandrino era rimasto spiazzato da quella improvvisa richiesta. Quasi non respirava, la portiera era già aperta, una gamba gli si era atrofizzata dentro all’auto e l’altra rigida che penzolava fuori, a qualche centimetro da terra e che rilasciava un’ombra allungata proprio sulla striscia azzurra che delimitava il parcheggio numero sei.
Mille sensazioni si stavano avvicendando dentro di lui: entusiasmo, eccitazione, rabbia e poi paura, vergogna e anche indecisione.
Aveva lavorato sodo e con intelligenza, per tutto quel tempo ed era riuscito a condurre in maniera encomiabile il suo gioco: senza il minimo errore era riuscito a evitare qualsiasi minimo sospetto di Mauro. Aveva agito a regola d’arte, conquistando giorno dopo giorno un’ampia dose di stima e persino la sua amicizia. Insieme avevano preso ogni genere di decisione. Era riuscito a plasmarlo a suo piacimento e a renderlo incapace di intraprendere una qualunque scelta. Ormai necessitava della sua continua approvazione. Ora che tutto era giunto ad una fine, Sandro realizzò che avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo, con fatica. Avrebbe dovuto accettare di vivere in maniera piuttosto banale e di legarsi a Sara in una relazione del tutto normale. Il termine “normale” lo urtava, lo indispettiva, lo aveva da sempre infastidito.

Sin da ragazzo, durante i suoi studi, si era sempre distinto per il suo naturale e raro talento nonché per la sua eccellente logica oltre il comune. Il suo quoziente intellettivo era di gran lunga superiore alla media e gli insegnanti erano soliti premiarlo elargendogli abbondanti note di merito o riconoscimenti di qualsiasi genere. All’università studiò con evidente passione e, con altrettanta facilità riuscì ad accaparrarsi il massimo dei voti laureandosi, come ovvio, con infiniti elogi e la lode.
Tutto ciò che si dava per scontato lo disturbava e lo annoiava.

“Sandro? Sandrino? Amore, ci sei? E’ caduta la linea?”
Sandro si fissava la gamba sospesa fuori, a penzoloni.
“Sì amore mio. Lo farò.”, rispose, con un tono spento e meccanico.
“Quella grossa somma che hai sottratto a Mauro, quella che hai messo da parte per noi… ce l’hai ancora vero?”
“Certo!”, dichiarò, secco.
Sara, dal canto suo, era troppo euforica per realizzare l’enfasi di quella risposta che avrebbe dovuto apparire fuori luogo.
“Bene, ci divertiremo amore! Promesso. Per che ora sarete ai giardini?”
“Direi per le 22. Sono quasi certo  possa andar bene.”
“E’ fantastico amore! Sei stupendo! A più tardi. Partiamo subito. E ricorda: ti amo!”
“Anch’io.”

AMNNESIA: SARA E GIULIA.

Sara si rivolse verso nonna Giulia mostrando un enorme sorriso. Si accertò di aver messo in stand by il telefonino che aveva afferrato dalla mensola del soggiorno poco prima e poi lo ripose nella sua borsetta.
“Nonna, cambiati presto! Dobbiamo andare. Raggiungere Sondrio in treno è un incubo. Per l’occasione e l’urgenza sarà meglio chiamare un taxi. Al diavolo il suo costo! Sai? Maledico ancora quella visita medica in cui mi sono vista negare la patente. Se quel giorno Alice fosse stata più determinata… Ma oggi nessun pensiero cupo. Questa sarà una nottata memorabile e non intendo guastarla con queste remore inutili! Sta per essere fatta giustizia!”
Nonna Giulia, commossa, in uno slancio improvviso abbracciò la nipote percependosi soddisfatta e assaporando quella piacevole sensazione. Lasciò che le lacrime le colmassero gli occhi. Per la prima volta e dopo tanti anni, riuscì a provare uno stralcio di felicità.
Poté constatare di nuovo e con stupore che l’odore della pelle di Sara non corrispondeva a quello di Alice. Certo, era molto simile, ma Giulia era in grado di distinguerne una leggera variazione.

“Nonna, promettimi che starai attenta! Non mi fido di quell’individuo.”
“Non preoccuparti Sara, ho una certa età ma il mio cervello funziona ancora bene e, nella mia vita, non mi sono mai comportata da stupida.”
Le due donne, soddisfatte, furono pronte in un baleno. Si precipitarono fuori casa, poi giù per le scale e sparirono in fretta dentro un taxi bianco.
E le luci di Milano si diradarono piano, fino a scomparire, per poi cedere il posto a intirizzite distese verdi.

Autore: Nadia Fagiolo

Adoro leggere, scrivere, vendere i libri. Sono libraia da sempre. Prendo spunto da personaggi o fatti del quotidiano e sento l'esigenza di amplificarli e tradurli in racconti o poesie. Mi diverte, è uno sfogo e una passione.

36 pensieri riguardo “AMNESIA 10.”

    1. Grazie, in questo caso il testo è articolato perchè è un breve romanzo a puntate. Nei racconti, in genere, cerco di omettere alcune delucidazioni inutili. Comunque grazie per la tua utilissima impressione e soprattutto per la tua lettura e il tuo commento. Ciao! Mi ha fatto piacere.

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    1. Grazie carissimo. Non sono riuscita a concluderlo qui, alla 10. Mi pareva di “troncare troppo” la storia. Sono i personaggi a richiedermi spazio, io li ascolto. Grazie infinite, credo che la prossima sia davvero la fine. Ciaoooo!

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  1. la voglia di vendetta fa perdere i sensi. E Sara forse non se ne accorge che il futuro non è come ha pensato. Sandrino farà la sua parte?
    Non ho capito se il racconto si chiude così.
    Puntata veramente intrigante che spiega e non spiega nulla, lasciandoci con la voglia di leggere il seguito

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  2. Mmh niente e’ come sembrava…e Sandrino…il suo carattere e la sua interiorità la stai tratteggiando molto bene…insieme a giulia sono i due piu definiti se pur con molte sfaccettature..e come ben sai..io amo questa cosa…aspetto

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    1. Lauretta, grazie, felice di tenerti compagnia prima di fare la nanna. Io mi sento più una sorta di “raccontastorie”, non sono ancora in grado di definirmi un’ autrice. Per cui questo è lo scopo dei miei racconti, vorrei fossero letti proprio così, con leggerezza, e magari prima di addormentarsi. Wow.

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    1. No, no. Ciao carissimo Ivano. Sì, doveva essere l’ultima, da una parte non vedo l’ora di essere più libera con i miei racconti e quindi di poter seguire istintivamente l’ispirazione e lo stato d’animo del momento ma… questa storia ormai fa ciò che vuole, Sandrino ha voluto la scena, ha chiesto di poter dilungarsi un po’ ed io l’ho soltanto ascoltato. Spero che mi faranno chiudere con la 11, credo massimo la 12.
      Ho buttato giù alcuni schemi, delle frasi chiave, il resto, man mano, si ricama da sé.
      Grazie, grazie infinite. Un abbraccio a te.

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    1. Siamo tutti diversi ed è proprio questo il bello. E questi commenti sono tutti utilissimi, io vi leggo e medito. Imparo per la prossima volta. Credo che la verità stia sempre nel mezzo e cerco di farne tesoro. Voi siete il mio tesoro. Ciao cara e grazieeeeeee.

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  3. Delle piccole svolte, o meglio delle necessarie spiegazioni a quelle svolte che, presumibilmente, leggeremo a breve.
    In questo capitolo tratteggi la caduta, inesorabile e programmata, di un uomo che deve aver fatto davvero tanto tanto male.
    E non da ultimo descrivi l’esaltazione di nonna e nipote, entrambe ben pronte a vedere e a godere della caduta di quell’uomo che ha loro cagionato un male, a quanto pare, immenso.
    Pensavamo noi fosse finito, e invece no: a ogni puntata aggiungi qualcosa e caratterizzi meglio i personaggi, facendo emergere il loro fosco passato.
    Molto brava, Nadia. Hai fantasia da vendere. E talento.

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  4. In questa penultima puntata stai riscattando un pochino Mauro e gettando ombre sul suo “amico” di sempre. Bella scrittura, come sempre.
    Posso aggiungere, da lettrice, qualcosa alla fine di questo piacevole racconto?
    Se memoria non mi inganna…(coi romanzi a puntate può succedere)…
    a Mauro, a monte di tutto, si addossa la colpa dell’incidente automobilistico e conseguente morte dei genitori di Alice-Sara e distruzione del resto. Penso che, nell’ultima puntata, dovresti spiegare meglio questo fatto, per dare più significato alla vendetta di Alice. Il comportamento di sandrino è chiaro:tipico affarista, traditore, ecc… Mauro invece…vivere nel silenzio di una casa, figlio compreso, deve essere tremendo e un incidente automobilistico, se non provocato con volontà, non si può pagare per il resto della vita. In tal caso il comportamento di nonna e nipote sarebbe micidiale.
    Un salutone,
    Marirò

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    1. Per dire che … mi manca Aleeeee. Speriamo che torni, più prima che poi. Ha preso la decisione di pausare il blog. Negli ultimi tempi non è molto regolare. Comunque ogni 10 giorni ci sentiamo e ti invia i suoi saluti.
      Ciao Marirò.

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      1. Pensavo che Alessandra fosse in viaggio. Mi spiace che sia in pausa blog, anche se è giusto che faccia ciò che si sente di fare. Certo, speriamo che torni presto e ricambia i saluti da parte mia.
        Alessandra ha una scrittura notevole, è una vera Scrittrice e merita davvero molto di più. Non mi riferisco al numero dei commenti del blog, quelli possono anche essere poco importanti, ma al successo dei suoi libri. La strada è difficile e tortuosa, si sa, e il talento può non bastare. Purtroppo. Ci vogliono contatti e circuiti giusti e anche un bel pizzico di fortuna (che non guasta mai). Glieli auguriamo di cuore!

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  5. Viaggio sì con il pensiero di chiudere. Poi mi sono detta: va be’ scriverò per quelle poche persone che, a differenza di Splinder, qui mi seguono. Scusami l’OT ma ho letto i commenti che mi riguardavano. Detto che ODIO WordPress, passo alla penultima puntata del tuo bellissimo racconto. E’ notevole e fa presagire un grande finale!
    Baci ^^

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