Era fatta di sogni, quasi eterea. In lei dimoravano milioni di paesaggi e di personaggi. Ogni sera si sdraiava nel suo letto accarezzando di volta in volta un libro diverso, il suo dorso e la sua rilegatura. Lo apriva e con un respiro profondo ne annusava l’odore delle sue pagine e la loro consistenza che trovava sempre eccitanti e differenti: ormai era divenuta una vera intenditrice.
A volte le mani proseguivano anche più giù, distratte e libere, mentre leggeva di guerrieri o di pirati, di intrepidi eroi o di innamorati.
In quelle ore della notte, quando tutto era silenzioso e buio, c’erano per lei solo parole illuminate da una flebile luce proveniente dalla lampada sul suo comodino che le irradiava di riflesso anche il volto. E lì, ogni volta, accadeva una magia…
Lo scorrere del tempo mutava le energie, le pareti della sua stanza da letto potevano diventare con le loro ombre dei fari sul mare, nebbie dense, città brulicanti, boschi fitti e impervi e persino montagne. E ancora alberghi lussuosi, grandi negozi o piccole botteghe e infine spiagge tropicali.
I personaggi delle sue letture si liberavano dalle pagine come fantasmi che Romana poteva osservare, sfiorare e anche toccare. Lei poteva esserne posseduta al punto di percepire quei racconti come una realtà e vivendoli da protagonista.
Aveva così fatto l’amore con un cavaliere dai lunghi capelli ricci e dorati, giunto da est in sella al suo cavallo nero. Lo aveva osservato sopraggiungere da lontano e in controluce apparire dal bosco. La sua sagoma si stagliava nitida in quella mattina di sole primaverile, mentre una farfalla, in primo piano e proprio davanti al naso, disegnava spirali di illusioni nell’aria, decorandola con impalpabili nastri bianchi.
L’uomo avanzava al trotto e alla vista di Romana avvolta nella sua candida camicia da notte corta e leggera, zeppa di pizzi, sgranò gli occhi ordinando al suo cavallo di fermarsi.
La sua voce risuonò nella foresta, uno stormo di uccelli si levò in volo con fragore.
Illuminato da un raggio di sole, filtrato per caso tra i rami di un abete e con un balzo leggiadro, l’uomo smontò dall’animale. Lo legò ad un tronco, appoggiò a terra il fodero di pelle che proteggeva una spada dorata e con lo sguardo carico di desiderio si avvicinò lentamente a Romana con passi larghi e sicuri. Lei ne carpì subito le intenzioni, la voglia si impadronì istantaneamente di lei. Fu certa di potersi abbandonare al bellissimo uomo così si lasciò prendere. Non era certo uno sconosciuto! Ne aveva letto per diversi capitoli le numerose peripezie compiute con coraggio al fine di salvare il suo popolo: era un eroe. Romana sapeva che Edgar era rimasto solo e che, soltanto poco prima, cavalcando, desiderava con tutto sé stesso l’incontro con una donna. Aveva la necessità di distrarsi per presentarsi l’indomani a quella battaglia ancora più forte e più sicuro. Avrebbe così ottenuto la vittoria, per sé ma ancor prima per la sua gente che ormai confidava in lui.
Visibilmente preso da lei e ansimando affannosamente, le sollevò rapido la sottana. Carezzò per qualche istante le cosce ben tornite fermandosi un momento ad ammirare quelle gambe così perfette, affusolate e dritte. Romana si lasciò andare a quelle mani, robuste e nel contempo ruvide che salirono presto altrove provocandole gemiti sommessi. Poi l’uomo slacciò la sua armatura lasciandola ricadere al suolo e, baciandola prepotentemente, la possedette con virilità e a lungo, alternando continuamente intensità e ritmi.
Intontita dal piacere si percepì utile e veramente felice pensando che, alla fine del libro lo avrebbe incontrato e sarebbe stato per sempre. Un lieto fine.
Durante un’altra notte si ritrovò su un treno. Ne conosceva bene la destinazione.
Era seduta su un sedile di pelle logora e dal finestrino scivolavano paesaggi colorati del sud America. Strisce di terra rossa, lingue blu e macchie di colore la ipnotizzavano mentre con la sua manica ripuliva dalla condensa dell’alito il vetro torbido e per nulla trasparente.
Un uomo si accomodò sedendosi al suo fianco e facendola sobbalzare. Si voltò ad osservarlo e rimase esterrefatta. L’investigatore Lincoln! Quanto imbarazzo provava! Lo sapeva impegnato in un’indagine difficilissima, era il suo idolo, da sempre.
Impacciatissima gli rivolse un sorriso di ammirazione. L’uomo, che era assorto nel suo portatile, le accennò per tutta risposta soltanto una smorfia anche un poco scocciata, che tanto bastò ad estasiarla.
E a fatica riuscì appena a ronunciare le parole che trovò scritte tra le virgolette: “ scusi se la disturbo, la stavo attendendo. Ho il compito di riferirle una notizia importante!”.
…
Romana fu, nelle sue letture, anche una tessitrice che attendeva il ritorno del suo amato, un burattino, una bambina abbandonata in orfanotrofio. Divenne una regina, una strega, una principessa, un’eroina, un’esploratrice, un’indigena e una guerriera.
Le capitò di essere spesso corteggiata e molte volte anche di sentirsi sola. Assistitì o partecipò a incontri amorosi o scenate di gelosia. Dovette subire violenze, torture, le capitarono situazioni davvero imbarazzanti.
Si trovò faccia a faccia con la morte e visitò ogni angolo del mondo.
Si avventurò ocunque a bordo di elicotteri, jeep, aerei, mongolfiere e una volta si immerse persino nelle profondità degli abissi marini grazie a O’Brian e a un sottomarino.
Le capitò di trovarsi dentro storie crudeli soffrendo immensamente.
Quanto dolore, quanta paura!
Veglie in ospedale, delitti e malattie, carestie, guerre, terribili persecuzioni.
Romana allora non riusciva a fermare le lacrime e la stanza si impregnava di tristezza. Per quanto possa sembrare strano Romana amava anche soffrire.
Attraverso il dolore viveva la più forte emozione.
Era questo che cercava, in ogni pagina. Desiderava esserne travolta, ne aveva davvero bisogno. Era puro ossigeno.
Per quanto un romanzo potesse risultare struggentemente maledetto, per lei lo era ancora di più ogni singolo risveglio.
Dopo pochissime ore di sonno, quando al sopraggiungere dell’alba riapriva gli occhi e si ritrovava con delusione nel suo letto stringendo ancora un libro nella mano… ecco la verità riaffiorare prepotente.
La sua vita era racchiusa in pochi chilometri quadrati.
Solo Romana: una semplice operaia di una nota fabbrica in città e il ticchettio dell’orologio che riprendeva imperterrito a scandire il solito ritmo troppo reale e sincopato, dannato.
Alzarsi, lavarsi, fare colazione. Salire su un autobus, timbrare, lavorare. Mangiare, parlare, di nuovo lavorare. Riprendere l’autobus. Salire, scendere. Comprare. Rientrare. Lavarsi, ancora cenare.
E poi…
… poi finalmente ritornava la magia. Il richiamo: forte, inevitabile.
La storia ancora tutta da scoprire nel nuovo libro sul comodino.
E quella notte, Romana fece di nuovo l’amore.