
Ho cercato di riassumere in maniera sintetica il contenuto de’ I promessi sposi. Di sicuro non servirà ai giovanissimi, perché non avranno voglia di gustarsi lentamente, pagina dopo pagina, questo meraviglioso romanzo. E non servirà nemmeno ai veri lettori adulti, dato che l’avranno già letto e riletto.
Allora, perché condividerlo?
Ho pensato a chi non lo leggerà mai, mai una volta nella sua vita. In cinque minuti potrà almeno conoscere la trama, ma continuerà a ignorarne il resto, privandosi così della sua grandiosa bellezza.
Capitolo 1.
Il romanzo comincia con una meravigliosa descrizione di Lecco, la terra natale di Renzo e Lucia. È il 7 novembre del 1628.
Conosciamo la storia dei bravi e leggiamo del loro incontro con Don Abbondio, durante il quale compare la fatidica frase: “Questo matrimonio non s’ha da fare, né ora, né mai”.
Sin dall’inizio ci è chiaro il vile carattere del parroco, ma che, per fortuna, può contare sull’assidua presenza della sua Perpetua.
Capitolo 2.
In questo capitolo comprendiamo la preoccupazione di Don Abbondio. Assecondando l’idea di Perpetua, il parroco si finge malato per prender tempo: deve riuscire a trovare una scusa valida per rinviare il matrimonio già stabilito di Renzo e Lucia.
Capitolo 3.
Renzo, Agnese e Lucia sono personaggi buoni d’animo. Lucia confida a Renzo e ad Agnese di un suo recente incontro con Don Rodrigo; ripensando a quel giorno deduce l’interesse dell’uomo nei suoi confronti, forse il movente della sua assurda disposizione.
Renzo si precipita a cercare aiuto dal famoso avvocato Azzeccagarbugli, ma senza trarne alcun vantaggio; Lucia, invece, si rivolge al buon fra’ Cristoforo.
Capitolo 4.
Qui comprendiamo chi è davvero fra Cristoforo da *** e le brutte vicende che lo hanno convinto a diventare messaggero di Dio.
Capitolo 5.
Fra Cristoforo, seppur con una certa preoccupazione, accetta di recarsi da Don Rodrigo. Accolto con una falsa cortesia dai commensali presenti a palazzo, è persino costretto a subirne lo scherno.
Capitolo 6.
Don Rodrigo concede udienza a fra Cristoforo. Sebbene non neghi le sue azioni malvage, non è certo disposto a cambiare idea, e lascia ben intendere al frate l’ossessione da lui provata nei confronti di Lucia.
Agnese suggerisce ai due giovani di ingannare Don Abbondio e gli propone di organizzare un matrimonio clandestino.
Renzo si reca subito da un suo amico, Tonio, avanzandogli la proposta di fargli da testimone. Insieme si recano all’osteria e si imbattono nei bravi.
Capitolo 7.
Lucia è dubbiosa, ha sempre sognato il suo matrimonio, e desidera che questo sia benedetto dal Signore. Tuttavia l’ostinazione di Renzo riuscirà a convincerla di eseguire il piano ideato da Agnese.
Intanto, servendosi del Griso, Don Rodrigo organizza il rapimento della povera Lucia.
Fra Cristoforo si accinge a lasciare il castello di Don Rodrigo, ma si imbatte in un anziano servitore, che, assai deluso dalla condotta del padrone, si vendica, rivelando al frate la sua intenzione di rapire Lucia.
Capitolo 8.
Agnese, con un banale pettegolezzo, distrae Perpetua allontanandola dalla canonica. I testimoni di nozze e gli sposi fanno irruzione nei locali di Don Abbondio.
Assistiamo però al fallimento del matrimonio e alla ritirata del Griso, che, dopo essersi recato a casa di Lucia con l’intento di rapirla, non vi trova nessuno.
Renzo, Lucia e Agnese si rifugiano da fra Cristoforo dopo esser stati avvertiti da un suo messaggero, il piccolo Menico, della presenza dei bravi nella loro abitazione. Il buon frate ha studiato il piano di fuga. Ed è questa l’occasione per mettere nero su bianco un commovente addio ai monti, un trafiletto davvero poetico. Lucia e Agnese si dirigono a Monza; Renzo, come ordinato da fra Cristoforo, cercherà protezione a Milano.
Capitolo 9.
Agnese e Lucia vengono accolte dalla Monaca di Monza. Chi è Gertrude? Apprendiamo alcuni aneddoti relativi alla sua triste infanzia.
Capitolo 10.
Questo è il secondo capitolo dedicato alla Monaca, un piacevole breve romanzo nel grande romanzo.
Capitolo 11.
Don Rodrigo giustifica affettuosamente il fallimento del Griso, dimostrandosi leale e comprensivo con l’amico. Le chiacchiere di paese giungono presto alle sue orecchie: ritrovare Lucia non sarà, per lui, un’impresa poitanto difficile.
Capitolo 12.
In queste pagine Manzoni ci narra di una rivolta del grano, a Milano, e l’originarsi della grande carestia. Una folla di protestanti minaccia di morte il vicario, perché ritenuto responsabile del rincaro del prezzo del pane.
Capitolo 13.
Renzo si schiera a favore del console Ferrer, che dispone l’arresto del vicario salvandolo dal linciaggio durante la rivolta popolare.
Capitolo 14.
Renzo si monta un po’ la testa, e tiene addirittura un comizio in piazza. Poco dopo si convince di aver trovato un nuovo e buon amico; cena con lui in osteria, ma si ubriaca e continua a parlare a sproposito della rivolta di quel pomeriggio.
Capitolo 15.
Renzo trascorre la notte nella locanda, ma, a causa dei discorsi uditi durante la cena, l’oste lo crede responsabile della rivolta cittadina.
Capitolo 16.
La mattina seguente, al risveglio, Renzo viene arrestato. Riesce a fuggire, ma si trova costretto a lasciare Milano. Si dirige quindi a Bergamo, è alla ricerca di un buon cugino: Bortolo.
Capitolo 17.
Renzo raggiuge l’Adda, si riposa nei pressi di una capanna abbandonata e ripensa all’amata Lucia. Il giorno seguente riesce a raggiungere Bortolo e viene accolto con affetto. Il buon uomo gli offre vitto, alloggio, impiego e protezione.
Capitolo 18.
Ricercando Renzo, delle guardie si recano anche nel suo bel paesello. Notandole, fra Cristoforo invia un messaggero a Monza nel tentativo di avvertire Agnese e Lucia del pasticcio in cui par essersi cacciato Renzo.
Lucia promette di dare il voto di castità, a patto che la brutta faccenda nella quale è coinvolta si risolva presto, risparmiando Renzo e la madre.
Uno zio di Don Rodrigo, temendo delle azioni avventate da parte del nipote volte a compromettere il nome della famiglia, avvalendosi di un potente alleato, l’Innominato, organizza l’ennesimo rapimento di Lucia.
Agnese lascia il convento di Monza: sarà ospitata da una famiglia fidata di Pasturo.
Capitolo 19.
Lo zio di Don Rodrigo, comprendendo quanto la presenza di fra Cristoforo ostacoli e innervosisca il nipote, riesce anche ad ottenere che il povero frate sia allontanato dalla sua abbazia con il pretesto di dover sostituire un predicatore a Rimini.
Capitolo 20.
L’Innominato, a sua volta, si serve dello spietato Nibbio per realizzare il rapimento della povera Lucia, promettendo di consegnarla al terribile Don Rodrigo.
Gertrude, tradendo quel po’ di amicizia instaurata con la giovane nel corso della stretta convivenza in convento, convince Lucia a svolgere una commissione presso il paese. Il Nibbio la cattura. Durante il viaggio verso la fortezza dell’Innominato, Lucia piange e si dispera. Un suo forte malore riesce a suscitare una sorta di compassione nel Nibbio.
Capitolo 21.
Giunta al cospetto dell’Innominato, Lucia è affidata a una serva. Il potente signore, dopo il primo colloquio con la sequestrata, essendo venuto a conoscenza dello strano effetto che la stramba giovinetta ha suscitato nell’animo del Nibbio, si sente turbato. Per la prima volta prova un senso di pietà; al di là di ogni aspettativa, la tratta con dolcezza e le promette di fare tutto il possibile per ricongiungerla alla madre.
Capitolo 22.
Un caso divino del tutto fortuito ha condotto Federigo Borromeo, cardinale di Milano, in visita al paese dell’Innominato. La sua fama di uomo nobile d’animo lo precede, e induce l’Innominato a chiedergli udienza.
Capitolo 23.
Dopo aver sostenuto un lungo colloquio con Federigo, accade una sorta di miracolo e l’Innominato si converte al cattolicesimo. Si mostra sincero, mutato nel profondo dello spirito, e rivela al cardinale le vicende della povera Lucia. Nella folla c’è Don Abbondio, è sopraggiunto in occasione del passaggio del Cardinale. Udendo le parole dell’Innominato, si rende disponibile a scortare Lucia a Pasturo, presso la famiglia che ospita Agnese.
Capitolo 24.
La rapida conversione dell’Innominato lascia tutti esterrefatti: si ritiene Lucia una santa in grado di compiere miracoli.
Finalmente madre e figlia si ricongiungono.
Fedele alla promessa stipulata con Dio, l’Innominato rende liberii suoi servitori.
Capitolo 25.
Assai intimorito dalle voci di popolo riguardanti l’Innominato e altrettanto infastidito da un probabile passaggio di Federigo Borromeo nelle zone di Lecco, Don Rodrigo decide di darsela a gambe. Porta con sé il Griso e si reca a Milano.
Federigo giunge davvero nel paesello di Lucia per incontrare Don Abbondio, al quale non fa certo mancare un lungo sermone e nel quale lo rimprovera di aver anteposto le proprie paure alla missione divina.
Capitolo 26.
Il Cardinale difende la bravata di Renzo e Lucia e pretende una penitenza da Don Abbondio.
Renzo è ancora a Bergamo, ma sempre ricercato dalla Giustizia. Bortolo, nel tentativo di proteggere l’amico, trova il modo di affibbiargli un nuovo nome: Antonio Rivolta. Renzo desidera ardentemente di poter ricongiungersi a Lucia e a Agnese, ma è conscio che agire nell’immediato risulterebbe troppo rischioso.
Capitolo 27.
Leggendo questo capitolo abbiamo modo di conoscere il dominio di Gonzalo, ne apprendiamo origini e interessi, nonché, ai soli fini del romanzo, la determinazione che lo spinge a dar la caccia a Renzo.
Agnese riesce a inviare una lettera a Renzo, desidera metterlo al corrente dell’affrettata decisione della figlia riguardo al suo voto.
Lucia riparte per Milano, in totale balia del suo destino, ma, in cuor suo, sente ancora di amare Renzo.
Capitolo 28.
Queste pagine raccontano la carestia che affligge Milano. I rincari del riso seguono a quelli del pane.
Il caritatevole Federigo offre tutto il suo aiuto alla popolazione, ma nulla può fare contro il destino: nessuno può arrestare l’insorgere di una pestilenza!
Capitolo 29.
La terribile invasione degli Alemanni e l’orribile e devastante avanzata dei Lanzichenecchi mettono in fuga chiunque. Questi stranieri disseminano morte, violenze, terrore. Lucia ritorna al suo amato paesello e riesce a portare in salvo Don Abbondio e Perpetua. I tre fuggono verso la fortezza dell’Innominato, ritendendolo un luogo sicuro. Al loro arrivo scoprono che il castello è un covo di fuggiaschi pronti a combattere per difendere le proprie terre.
Capitolo 30.
L’Innominato li accoglie con affetto genuino. Il suo castello sorge sul confine di Bergamo e Milano, e domina tutta la valle.
Benché delle orde di Alemanni transitino non molto distante devastando i paesi limitrofi, tutti rimangono illesi.
Capitolo 31.
Questo è uno dei capitoli più interessanti del romanzo. Qui viene raccontato il propagarsi della peste, il terrore nei confronti degli untori, il bisogno recondito nell’uomo di dover sempre trovare i colpevoli, le bizzarre teorie sul veloce propagarsi della malattia, la facilità del contagio. Leggiamo di quarantene, di repentini cambi di posizione da parte di medici e luminari, e delle più assurde congetture che vengono vagliate. Sembra davvero incredibile che, pur riferendosi al 1600, questo racconto abbia così tante analogie con il nostro tempo storico preso d’assalto dal Covid-19.
Capitolo 32.
Continua l’interessante racconto della peste: untori, approfittatori, profezie e follia dilagante.
Capitolo 33.
Don Rodrigo e il Griso ritornano a Lecco per sfuggire al contagio. Ma nemmeno il tempo di rientrare al castello e Don Rodrigo intuisce di essersi ammalato. Il Griso lo tradisce, contro il suo volere lo consegna ai monatti, e questi lo conducono al lazzaretto di Milano. Suo malgrado, lo scellerato traditore pensa bene di frugare nelle tasche dell’amico, nel tentativo di sottrargli alcune monete che, di sicuro, non gli serviranno più. Anche il Griso viene contagiato.
Intanto, a Bergamo, Renzo si ammala di peste. Gli è concesso però di guarire. La malattia è, per lui, motivo di riflessione, ma soprattutto si rivela una buona occasione: il giovane approfitta del caos e dello scompiglio provocati ovunque dalla pestilenza per tornare a Lecco. Al suo paesello incontra Don Abbondio che ha avuto la peste , ma come lui è guarito. Perpetua è morta.
Solo dopo aver appreso alcune informazioni necessarie per la ricerca di Lucia, Renzo si reca da Tonio. Parte dunque per Milano, nutrendo in cuor suo la grande speranza di ritrovare la sua amata sana e salva.
Capitolo 34.
A Milano Renzo è costretto a guardare la peste negli occhi. Un prete gli indica l’abitazione della famiglia suggeritagli da Don Abbondio e presso la quale avrebbe dovuto trovarsi Lucia. Apprende invece che la ragazza si trova al lazzaretto, e Renzo vuole credere di trovarla ancora viva.
Capitolo 35.
Dopo svariate peripezie e esser stato scambiato per un untore, Renzo riesce ad accedere al lazzaretto. Manzoni descrive tutto lo squallore e tutto l’orrore che questo racchiude.
Aggirandosi nel lazzaretto in cerca di Lucia, Renzo incontra fra Cristoforo. E’ malandato, invecchiato, il buon frate sembra essersi ammalato. I due hanno un confronto riguardante il tema del perdono. Padre Cristoforo conduce Renzo da Don Rodrigo, che è ormai in agonia.
Capitolo 36.
Raggiunge il quartiere femminile, ritrova Lucia. La gioia di riabbracciarla è immensa. Renzo le propone di sposarlo, e lei non vuole tradire la vecchia promessa fatta a Dio.
Renzo si avvale ancora una volta di fra Cristoforo. Il buon uomo, ormai in fin di vita, convince Lucia a sposare Renzo.
Renzo, felice, farà ritorno a Lecco. Promette a Lucia di occuparsi di Agnese. Lucia non può abbandonare una anziana vedova a lei molto cara, che si trova nella triste condizione di convalescente. Appena sarà possibile lascerà il lazzaretto, conducendola con sé.
Capitolo 37.
La peste è solo un terribile ricordo.
Don Abbondio celebrerà finalmente il matrimonio di Renzo e Lucia, ma soltanto dopo essersi accertato della avvenuta morte di Don Rodrigo.
Gli sposi vivranno felici insieme ai propri cari. Manzoni ha anche voluto informarci che, non essendo “I promessi sposi” una favola, di nuove difficoltà Renzo e Lucia ne hanno avute ancora, eccome! Eppure non son state tante di più di quelle che oggi tormentano anche noi.
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