Risveglio.

Spengo la sveglia che suona già da qualche minuto allungando un braccio e urtando il mio orologio che d’abitudine lascio sul comodino tutta la notte, così, inevitabilmente, questo cade per terra. Ancora non del tutto cosciente mi sporgo dal letto e a tentoni lo cerco con la mano.
Una volta i risvegli erano felici, mi sentivo leggera, allegra, spensierata e soprattutto amata. Da qualche anno non riesco più a gioire della vita, la mia relazione con Dany è completamente andata a rotoli.
Dopo una breve frequentazione sentimmo subito l’esigenza di convivere. Volevamo godere insieme di ogni istante. Una forte attrazione fisica fu alla base di questa scelta. Quella sensazione di conoscerlo da sempre, di sentirti completata da lui.
Già dopo il primo anno di stretta convivenza svanirono le “farfalle nello stomaco”, i rapporti sessuali cominciavano a diradare, erano una specie di dovere e non più un desiderio.
Lui, che tanto mi aveva affascinato tempo prima, cominciò a rivelare uno ad uno i suoi difetti e capii presto che non poteva essere l’uomo della mia vita.
E oggi, dopo altri tre anni, le cose tra noi vanno anche peggio.
Dany si è dimostrato un uomo violento, in un paio di occasioni, durante le nostre grosse litigate, mi ha colpita sul viso. Ero arrabbiata perché quasi ogni sera restavo sola, ho alzato un po’ la voce e lui, senza nessun preavviso… “pum” uno schiaffo sordo.
Da sempre dopo cena si reca al bar con gli amici e torna ubriaco e io mi devo ritenere fortunata se prima di andare a dormire non sporca anche il bagno di vomito o di pipì e ovviamente senza pulire.
Le poche volte, in passato, in cui ho tentato di sollevare il discorso, mi sono sempre sentita rispondere che non ha firmato nulla e che, la sera, dopo una giornata di duro lavoro, può rilassarsi con chi gli pare e come crede e poi via a ruota libera di insulti, pesanti, veramente volgari.
Io dovrò lasciarlo ma per il momento sto tenendo duro, non so ancora dove potrei andare a stare, lavoro part-time e lo stipendio che percepisco non me lo consente. Ho pensato anche diverse volte di tornare per un periodo a casa dei miei genitori ma mi e’ mancato il coraggio.
A trent’anni ho le mie abitudini, ho bisogno dei miei spazi, e non potrei più sopravvivere agli interrogatori di mia madre e ai “ a che ora rientri?” Di mio padre. E sarebbe come dimostrare il mio ennesimo fallimento. Quella che non ha finito gli studi universitari, quella che ha risposto “si, certo!” alla loro domanda: “ sei davvero sicura di voler andare a convivere? Vi conoscete da troppo poco tempo, stai attenta, a noi non piace!”
Avrei dovuto ascoltarli, quella volta almeno.
Mi sto guardando in giro, se mi si presentasse un impiego più redditizio, sicuramente prenderei un appartamento in affitto. Mi piacerebbe in quel contesto di nuove palazzine che hanno costruito accanto al cimitero, si, sono monolocali ma per me soltanto andrebbero più che bene. Hanno un bel giardinetto condominiale e una bella vista sul boschetto del parco, e dei magnifici balconcini in ferro battuto quasi tutti al sole. Ci metterei dei fiori e una piccola sdraio per abbronzarmi un po’ in estate.
Di una cosa sono contenta: di non aver ceduto alle richieste di Dany di concepire un figlio. Ho sempre cercato di sviare, di temporeggiare e soprattutto non ho mai smesso di assumere la pillola. C’era un qualcosa di lui, già nei primissimi mesi, che fortunatamente non mi convinceva del tutto. E ultimamente si comporta ancora peggio, è anche strano, gli sono venuti dei ticchi, è molto irritabile e si gratta la testa in continuazione. Spero che non si sia cacciato in qualche guaio. Forse ha un’altra donna. Quasi meglio, almeno magari un giorno deciderà di lasciarmi in pace.
Ieri sera quella ennesima litigata furibonda. Lui gridava come un forsennato perchè la sua camicia preferita non era ancora stata stirata. Ha proprio detto così: “ Sei davvero una nullità come compagna! Ah se l’avessi saputo! Sai che questa camicia va lavata e stirata immediatamente!!! Lo sai… lo sai bene ormai… eppure sei così stronza che me lo fai per dispetto! Si, me lo fai proprio per dispetto. Allora sai cosa ti dico? Non potrai più uscire con le tue amiche se questa casa non sarà perfetta, uno specchio. Ci sei andata ieri pomeriggio al centro commerciale con quella zoccola della tua amica Flavia! Ci sei andata no? E hai pure speso dei soldi! Te l’ho detto che non devi spendere i miei soldi! Allora vuoi essere punita? Così la prossima volta te lo ricordi eccome di stirarmi questa cacchio di camicia!” E così sbraitando ha afferrato la bottiglia di coca cola quasi piena che era appoggiata sul tavolo della cucina e l’ha rovesciata tutta, fino all’ultima goccia, sul pavimento aggiungendo: “ E se sibili soltanto… ti dò un ceffone di quelli…”
Poi è uscito sbattendo la porta, era già ubriaco a causa di un lungo aperitivo e, ovviamente, tornava al bar a bere.
Le sue botte sono forti, secche, dure e fanno molto male. Ricordo quando mi arrivarono davvero quelle sberle, la faccia mi rimase livida e gonfia per una settimana. A tutti dovetti mentire, raccontando di una scivolata dalle scale, avevo vergogna a parlare e anche paura, paura di quello che mi avrebbe fatto una volta di nuovo soli, in casa.
E pensare a quanto sembrava perfetto, preciso, educato, sorridente. Mai fidarsi degli uomini!
Magari oggi è il giorno propizio. Ora mi alzo da questo schifoso letto, raduno la mia roba e me ne vado da qui.
Forse trovo anche il coraggio di denunciarlo ai Carabinieri, e puo’ darsi che piuttosto, per qualche mese, resisto umiliandomi a casa dei miei genitori ma nel frattempo mi trovo un altro lavoro, con calma, ma almeno torno ad essere me stessa.
Lo faccio! Oggi vuoi vedere che è la volta buona? Basta, quella bestia mi fa solo piangere e stare male, devo pensare alla mia salute, le pignolerie economiche vengono dopo.
Dai bella! Tirati su da questo letto, che questo è veramente il grande giorno! E così pensando mi scappa un sorriso, sto per tirare all’indietro le coperte, sto per alzarmi, quando vedo una sagoma sull’uscio della camera da letto.
Devo sfregare più volte gli occhi per mettere a fuoco la situazione.
Si, purtroppo è proprio Dany, ma regge qualcosa nelle mani, forse un vassoio. Si avvicina. Si, è proprio un vassoio con una tazzina di caffè fumante sopra. Sono anni che non mi offre più la colazione a letto e questo gesto mi lascia perplessa, ma nulla mi farà cambiare idea oggi. Conosco i miei polli. Farò assolutamente finta di niente, berrò quel caffè amaro anche con tutto lo zucchero del mondo, gli rivolgerò un grazie vomitevole e poi appena lui uscirà per andare al lavoro io radunerò tutte le mie cose e me ne andrò per sempre. Tornerò ad essere libera e felice.
Lui ormai è accanto a me. Mi carezza la fronte scostandomi i capelli dicendo: “questo è per chiederti scusa per ieri sera, lo sai che quando bevo non ragiono…”
Io trattengo lo schifo e mi limito a fare di si con la testa, non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi, meno male la tapparella e’ ancora abbassata e non lo vedo chiaramente, restiamo nella penombra.
Mi siedo accomodando il cuscino dietro la schiena, lui mi appoggia il vassoio sulle gambe e torna verso la cucina, tra poco sarà fuori di qui e quando tornerà troverà la casa vuota!
Assaggio il caffè, è già zuccherato e così lo bevo tutto d’un fiato. Non mangio nessun biscotto di quelli che mi ha portato. Ho lo stomaco chiuso dal nervoso.
Lui mi urla un “ciao” e sento la porta di entrata sbattere richiudendosi.
E io sono ufficialmente una donna nuova!
Appoggio il vassoio accanto a me e balzo fuori dal letto! Nell’euforia scostando le coperte, questo mi si rigira sotto sopra sporcando le lenzuola… ma non mi importa ormai, non mi interessa più nulla di questa casa orrenda, una prigione, un calvario, una ladra di felicità.
Corro in bagno e mi sciacquo il viso, mi vesto cambiando il pesante pigiama di flanella e mettendo un paio di jeans e un maglione, più veloce che posso.
Apro il grande armadio scorrevole sul cui fondo giace la grossa valigia dei viaggi di un tempo, vi riverso dentro ogni cosa che mi appartiene e che mi capita in mano.
Presto la valigia è piena. Mi rendo conto che mi gira un po’ la testa, forse sono debole, ieri sera ho cenato di corsa e stamane ho quasi saltato la colazione. Appena esco da qui troverò la voglia di mangiare qualcosa, questo è certo.
Mi infilo la giacca a vento, sollevo la valigia un po’ a fatica e scappo come farebbe un ricercato lasciando persino la porta aperta. Nello scendere i due piani di scale di nuovo un giramento di testa, fortissimo. Mi devo appoggiare alla ringhiera per non cadere a terra. Mi si annebbia quasi del tutto la vista.
Finalmente in strada raggiungo la macchina, via, verso la libertà.
Ma qualcosa non va, non riesco a pigiare il bottoncino dell’apertura delle portiere sul telecomando, non vedo quasi nulla, dov’è? Dov’è?
Mi assale un fortissimo senso di nausea, cado a terra, penso quasi in mezzo alla strada . Sento il cuore pompare fortissimo e mi manca il respiro. Cosa mi succede? E l’ultimo pensiero che riesco a sostenere mi raggela e mi infligge ancora più rapidamente la morte. “ Il caffè era avvelenato, brutto bastardo!”.

Autore: Nadia Fagiolo

Adoro leggere, scrivere, vendere i libri. Sono libraia da sempre. Prendo spunto da personaggi o fatti del quotidiano e sento l'esigenza di amplificarli e tradurli in racconti o poesie. Mi diverte, è uno sfogo e una passione.

23 pensieri riguardo “Risveglio.”

  1. Che lurido bastardo…
    Ecco, cara Lady Nadia, quante donne sono in questa maledetta situazione e una volta tanto ,che si prova a riprendersi la propria vita: arriva il colpo nefasto
    Non basta una vita (abbastanza lunga) per conoscere una persona , sopratutto certi maschi ma come nel caso della protagonista, si resiste per non avere altre soluzioni degne di vivere una vita migliore
    Sei veramente, brava .
    Tratti i sentimenti con vena realistica e garbo,
    Baci di buon giorno
    Mistral

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    1. Grazie come sempre amica Ale! Sai, ieri sera e’ stato bellissimo scrivere questo pezzo…dopo un’introduzione pensata sono state le parole a prendersi con prepotenza le mie mani. Scritta di getto. Felice del tuo commento! Ciao!

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    1. Buongiorno Lord Ninni! Innanzitutto grazie per l’interesse. Vero l’argomento e’ ritrito ma la storia mi ballonzonava in testa, una mia amica mi ha donato una meravigliosa idea e da qui tutto e’ partito. Si e’ scritta da sola, di getto. Buona domenica a lei! Grazie infinite.

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      1. Cara milady, la vostra risposta ci confuse.
        Mai, e lo sottolineammo: mai nessuna ci avrebbe risposto come voi. In termini così, argentini, puliti, diretti e a un tempo innocenti.
        Per questo e soprattutto (dal nostro punto di vista, che, oltre che personale, non è detto esso sia perfetto. Anzi…) vi assegnammo un like che, ben meritato, viene donato/elargito a ragion veduta.
        I like sono l’espressione del connubio di idee e di profondità condivisa.
        La suddetta mercificazione di tale piccolo strumento, svilisce la persona e chi crea o legge.
        Noi, questo passaggio, lo rivalutammo.
        E il vostro like è pienamente meritato (Non adagiatevi, però …)
        Abbiate la nostra considerazione.

        Cordialità radiose

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