Il mio giardino.

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I merli si poggiano incerti e oscillano sui rami dell’ agrifoglio. Schiudono i loro becchi per rubare le tonde bacche mature, così tanto rosse da sembrare quasi finte.
Alcuni alberi scuri e spogli del mio giardino si stagliano aperti, in controluce, nel cielo terso e sereno quasi a volerlo sostenere. Un venticello mi solletica il naso e l’erba dorme il suo consueto letargo, umida e corta, dondolando cullata da un imprevisto tepore. La neve non l’ha ancora avvolta nella sua gelida coperta, al contrario l’aria pare piuttosto primaverile e il sole ospita tra i suoi fasci dorati e luminosi svariati voli, leggeri passaggi spensierati di insetti e altri giocosi uccelli e persino di una farfalla che, forse, ha sbagliato stagione.
La felce accanto al muro è rinsecchita tra il poco muschio, fine. Tuttavia i cespugli di rose offrono soltanto fusti mozzi e spini.
L’abete ha conservato la maggior parte dei suoi aghi e qualcuno ha pensato di addobbarlo a festa con ghirlande di fili elettrici che di sera si trasformano in lucciole vanitose e sfavillanti che pretendono attenzioni.
I bambini sono stranamente silenziosi, nelle proprie case, persi nei giochi o con le teste chine dentro ai libri, o piuttosto tra i loro ingenui sogni.
Profumi buoni di cibo sgattaiolano dalle fessure delle finestre decorate da strati vaporosi di condense.
Ecco che qui, ove tutto tace compresa la provinciale, oggi mi giungono chiare le campane e ora, forse per la prima volta, percepisco lo spirito del Natale: proprio adesso che tutto è finito.
Osservo i grossi sacchi dell’immondizia gonfi e tirati, trasparenti e abbandonati al ciglio della strada subito accanto al cancellone di ferro battuto e contenenti carte variopinte accartocciate e nastri arricciati di ogni colore.
Ogni giorno ci dona qualcosa che il domani renderà ricordo. Qualcosa che non ha forma, non ha incarto e mai sarà da buttare. Qualcosa che nessuno potrà portare via. Qualcosa che diverrà parte di noi.
Vita, si chiama vita.

Rapidamente svanisce ogni nota di malinconia.
Mi sento felice e pronta ad accogliere il nuovo anno.
Torno in casa richiudendo piano la porta-finestra mentre osservo il mio volto riflesso nel vetro. Sorride.

Autore: Nadia Fagiolo

Adoro leggere, scrivere, vendere i libri. Sono libraia da sempre. Prendo spunto da personaggi o fatti del quotidiano e sento l'esigenza di amplificarli e tradurli in racconti o poesie. Mi diverte, è uno sfogo e una passione.

38 pensieri riguardo “Il mio giardino.”

  1. Bonjour NADIA
    C’est mon ami
    L’ordinateur qui vas de cœur en cœur
    Grace aux petits mots d’amitié
    Qu’ils lui sont confiés

    Il est venu me demander
    Si je n’avais pas un cœur à honorer
    Je lui ai remis ce petit message
    Qu’il vienne le déposer sur ta page
    Même si tu habites dans le lointain

    Je sais qu’il en trouvera le chemin

    Bonne Année 2017

    Passe une très belle journée ou soirée avec ta famille à table , en ballade ou autre

    Si tu as quelques petits rayons de soleil dans la semaine profite de ceux-ci

    Gros bisous Bernard

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  2. Bonjour et bon jour de l’Epiphanie,

    L’amitié d’un jour peut durer toujours
    C’est une chose naturelle quand elle est virtuelle
    Donner sans attendre en retour
    Ce petit bonheur d’un petit coucou
    On se remonte le moral, quand on est mal
    On ne se fait pas de peine, on ne connait pas la haine
    Les kilomètres nous séparent mais rien de grave
    Ce qui la rend belle, c’est cette étincelle de l’amitié
    Que l’on ne peut pas acheter
    Je te souhaite une excellente journèe

    Gros bisous

    Bernard

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